Teatro

Beppe Navello: 'Cerchiamo sempre di far contento il pubblico'

Beppe Navello: 'Cerchiamo sempre di far contento il pubblico'

"Con le nostre programmazioni cerchiamo di fare contento il pubblico, ma le difficoltà lavorative sono molte", è il pensiero del direttore della Fondazione TPE, in merito alla situazione in cui versa il teatro italiano.

A margine della presentazione alla stampa del cartellone 16/17, abbiamo incontrato Beppe Navello, direttore della Fondazione Teatro Piemonte Europa, con il quale si è discusso sulla direzione verso la quale dovrebbe guardare il teatro italiano e sulle strategie da mettere in atto per mantenere alta la fidelizzazione del pubblico.

Seconda stagione di Fondazione TPE come Teatro di Rilevante Interesse Culturale. Cosa si può fare per avvicinare ancora di più il pubblico rispetto a quanto fatto finora?
Riproporremo al Teatro Astra di Torino  tutti gli “ingredienti” che hanno reso bella la stagione appena conclusa con i Moschettieri, vale a dire una compagnia giovane e con un alto standard qualitativo, che si riproporrà attraverso diversi spettacoli, portando sul palcoscenico la forza del proprio entusiasmo creativo. Proseguiamo, dunque, la politica di lunga tenitura per gli spettacoli di nostra produzione, che hanno una valenza profondamente popolare, a livello di approccio: ci piace far contento il pubblico, non soltanto provocarlo con riflessioni e approfondimenti stimolanti”.

Al di là delle linee guida dettate dal Ministero, che effetto ha la “lunga tenitura” sulla programmazione del cartellone, con particolare riferimento alle ospitalità?
Ci tengo a dire che i dettami del Ministero per noi sono diventati una “prassi naturale”, perché Fondazione TPE agiva così ancora prima dell’introduzione del nuovo regolamento ministeriale: scritturavamo molti giovani, cercando di farli lavorare il più a lungo possibile sul palcoscenico del Teatro Astra, abbiamo sempre cercato di attirare il pubblico verso quegli spettacoli che vedono protagonisti gli under 35, accanto ai grandi interpreti che ospitavamo nel cartellone. Quindi, ci viene naturale continuare in questa direzione: significa ovviamente affinare l’arte di ciascun interprete, dandogli l’occasione di lavorare più a lungo che in altri teatri e facendo affezionare il pubblico a una compagnia ormai affiatata. Questo anche quando non possono esserci teniture così lunghe come i quattro mesi de I tre moschettieri.

Cosa ha significato per lei riprendere in mano il progetto “Moschettieri” dopo trent’anni?
E’ stato un tuffo nella giovinezza assolutamente entusiasmante. Naturalmente non si è trattato della stessa edizione di 30 anni fa. Il teatro è spettacolo dal vivo e quindi ogni volta è un’altra cosa, ma è stato bellissimo ritrovare in questo progetto le stesse ragioni, valide oggi come allora, quando lo abbiamo creato.

Come sceglie TPE i propri attori, alcuni dei quali ritornano periodicamente?
Mai attraverso provini. I nostri attori vengono selezionati attraverso stage di formazione e incontri, attraverso i quali emergono le personalità più interessanti. E’ bello lavorare con la gente che si conosce e con la quale risultano affinità artistiche e creative.

Invece, cosa manca ancora al teatro italiano?
Intanto, maggiore sicurezza. Ogni anno bisogna spettare sei mesi (se non dieci) prima di avere la certezza delle determine che stabiliscono i soldi con i quali poter svolgere la nostra attività. E questo evidentemente provoca instabilità, ritardi nei pagamenti e soprattutto nella realizzazione dei programmi. L’approvazione delle delibere che riguardano i contributi stanziati per i singoli enti e sempre più “di là da venire”, insomma. Ormai siamo a metà dell’anno, abbiamo già svolto il 70% della nostra attività e non abbiamo ancora un solo strumento finanziario che ci permetta di spendere denaro per il 2016.
Ci vorrebbe un impegno finanziario importante da parte della nazione, che vive sulla cultura e che si deve finalmente dare delle abitudini europee per governare il settore dello spettacolo dal vivo.

Guardando al 26 marzo 2017, data in cui Fondazione TPE festeggerà dieci anni di attività, l’obiettivo sembra, dunque, quello di non disperdere la fidelizzazione del pubblico, attuata da febbraio a maggio con  la messa in scena del kolossal teatrale I tre moschettieri, proponendo spettacoli qualità accontentando sempre di più le richieste del pubblico.